Ma non starò a raccontarvi ciò che dice M o V (anche perchè quest’ultima dice cose tipo aaaaaaa oppure mmmmmmmmm, quindi non divertenti), ma piuttosto perché ora come ora la mia fonte di ispirazione sono loro, i bambini. In generale. O meglio, i bambocci, per non sembrare troppo omosessuale. Non vedo la tv da settimane perché si è rotta ed è stata inghiottita dal servizio philips che fondamentalmente è una profonda voragine nel terreno dove buttare la propria televisione. Ormai nessuno sa che fine abbia fatto. Addirittura negano di essere stati un centro riparazione e si spacciano per pizzeria. Cmq, dicevo, è innegabile che il blog abbia bisogno di ossigeno come un sepolto vivo a caso della bibliografia di Poe, e se la tv non glielo fornisce, allora giungono al capezzale, con le mani giunte, i bambocci. Altrui.
L’altro giorno ero alla pista della macchinine e cavalcavo con M un trattore blu. Andavamo ai 3 all’ora e tutti ci superavano, stringendoci nelle curve, cercando d buttarci fuori, cercando di ucciderci. Stronzetti di cinque o sei anni, sulle loro macchine da formula uno con scritto VEDAFONE volevano dimostraci la loro superiorità. Con ottanta gettoni inseriti, erano in pista da ore e i loro volti erano sfigurati. Come folli si lanciavano a tutta velocità contro le altre macchine. Io cercavo di evitali, ma il mio trattore era più frusto di una vecchia battona, e nonostante cercassi di tenermi ai lati della pista, sovente le saette marchiate VEDAFONE arrivano e cercavano di affilami i piedi, che incautamente sporgevano ai lati. La carica del trattore stava per finire e non avevo gettoni. Fermarsi in quell’arena avrebbe significato morte certa.
Iniziai a sudare. Improvvisamente mi trovai circondato da 4 sgherri con le loro VEDAFONE. Avevano il viso dipinto con strisce rosse e nere e brandivano lance con teste di gatto mummificate. Gridavano e ridevano, sputando per terra.
Il mio trattore si fermò, con un singulto. I quattro iniziarono a girarci intorno con le loro macchine e presto se ne aggiunsero altri. Accesero delle torce e gridavano all’unisono VEDAFONE VEDAFONE VEDAFONE, in un osceno crescendo.
Improvvisamente si arrestarono. Un varco si aprì nel cerchio e una macchina nera, con scritte rosse, avanzò lentamente. Alla guida un bambino. Fermò la macchina e scese.
Il mantra di morte degli altri bambini era assordante: VEDAFONE VEDAFONE VEDAFONE.
Il loro capo fece qualche passo verso di noi, aveva strisce nere sotto gli occhi e sulle braccia.
Alzò una mano e tutti tacquero.Improvvisamente una televisione cadde dal cielo e lo schiacciò, uccidendolo all’istante.
Gli altri bambini rimasero per qualche istante fissi su quell’ammasso di carne, sangue e pezzi di televisione philips, poi lentamente scesero dalle loro VEDAFONE e se ne andarono, togliendosi la pittura dalla faccia con il dorso della mano.
Presi M per mano e le dissi: ‘andiamo a casa’.